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La pratica quotidiana

Il rituale di Cenresi


Le quattro nozioni fondamentali

Questa quattro nozioni fondamentali sono quattro riflessioni o meditazioni che hanno il potere di cambiare la nostra mentalità: di farci disinvestire da tutti i tipi di preoccupazioni più o meno futili e di trovare la libertà che ci permette di consacrarci all’essenziale. Sono spesso chiamate le quattro idee che cambiano la mentalità.

Queste quattro meditazioni sono la considerazione della preziosa esistenza umana; dell’impermanenza e della morte; della realtà del karma, delle cause e delle conseguenze delle azioni; e del carattere insoddisfacente del samsara, ovvero del ciclo delle esistenze condizionate: l’illusione. Queste quattro meditazioni sono fondamentali perché è su di esse che si può fondare una pratica autentica.

Esse sono spesso presentate come le fondamenta dell’insegnamento. Nell’assenza di queste quattro fondamenta, la nostra pratica del Dharma è come se fosse costruita sulle sabbie mobili o su di un lago ghiacciato: l’edificio può resistere un certo tempo ma quando arriva il disgelo, crolla. Se queste quattro realtà non sono profondamente radicate in noi, la nostra pratica del Dharma è instabile e sarà accantonata non appena si presenteranno delle circostanze avverse.

Queste quattro considerazioni sono fondamentali perché ci rendono disponibili, recettivi all’insegnamento e ci permettono di trovare l’inspirazione che ci incita a consacrarci pienamente e senza deviazioni alla pratica.

Il sâdhana di Cenresi

La meditazione-recitazione dell’Immensa Compassione è stata composta dal mahâsiddha Tangtong Gyelpo.

Cenresi, Avalokitesvara in sanscrito, è il buddha della compassione. E’ anche il protettore del Tibet. Il suo sâdhana è una pratica del vajrayâna, il veicolo del frutto. In questa metodologia particolare, il vajrayana utilizza il risultato del cammino, in una rappresentazione simbolica, come un mezzo di progressione sulla via. La pratica di uno yidam - la deità che ricollega la mente alla sua natura - permette di entrare nell’esperienza delle qualità del risveglio, dell’al di là della confusione.


Cenresi è immenso amore e il suo sâdhana è evocazione e entrata in questa qualità. La sua pratica trasforma la nostra mente e fa emergere progressivamente in questa ciò che rappresenta: alla fine la forma della divinità simbolica si dissolve per lasciare apparire, nella sua trasparenza, la sua natura al di là della forma. Sul piano del corpo, meditiamo la nostra forma come l’apparenza di Cenresi, della parola, recitiamo OM MANI PADME HUM vivendo tutte le sonorità come fossero il suo mantra, della mente, dimoriamo assorbiti nella presenza della sua mente: immensità d’amore.

In omaggio al Signore a Sei Braccia

Il rituale conciso di Torma al Signore a Sei Braccia è stato composto da Jétsün Târanâtha.

Gönpo Chadroupa, Mahâkâla a sei braccia, è il protettore del Dharma, dharmapâla, in particolare nel lignaggio Shangpa Kagyü et Gélug. Rappresenta l’attività di Cenresi, il buddha della compassione, che si manifesta sotto una forma dinamica e potente per sottomettere le illusioni ed eliminare gli ostacoli.

Simbolicamente, questa intelligenza risvegliata si manifesta sotto l’aspetto, a volte terrificante, di protettore: nero, la testa ornata di cinque crani che simbolizzano la trasmutazione dei cinque veleni – orgoglio, collera, desiderio, gelosia, opacità mentale – nelle cinque saggezze di Buddha. Sei braccia sono il raggiungimento delle sei perfezioni o pâramitâ : dono, disciplina, pazienza, sforzo, meditazione e comprensione superiore. La presenza di Chadrupa, con la sua energia e la sua forza, ha il potere di sottomettere, ridurre la nostra confusione. La sua attività è particolarmente in rapporto con la non aggressività, è la bontà risvegliata che si manifesta per sottomettere l’aggressione e l’aggressività dell’ego, del mentale abituale. Chadrupa ha la capacità di proteggere a seconda di quanto si entra nella sua presenza o ci si pone sotto la sua protezione. Nel rituale, questo gesto è rappresentato dall’offerta del torma.

Il torma è un dolce rituale. “Tor” significa dare, abbandonare, e “Ma” veicola l’idea della dolcezza e della compassione. L’offerta del torma, è l’abbandono nell’amore, nella fiducia fondamentale. E’ ciò che esprime simbolicamente l’offerta del torma ai dharmapâla, queste energie che ci vengono dall’esperienza dell’apertura, di chiarezza, di sensibilità e che agiscono proteggendo il Dharma, proteggendo l’esperienza autentica.

La preghiera d’auto-liberazione di Padmasambhava

La preghiera di auto-liberazione è una supplica essenziale al lama, che richiede la sua inspirazione per scoprire i punti chiave dell’insegnamento. Seguendo la tradizione della Grande Perfezione, Dzogchen, questa canta l’auto-liberazione delle apparenze, suoni e pensieri abituali nell’esperienza della fiducia fondamentale e dell’apertura senza appoggio.
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Nota importante
Per essere veramente effettive, le pratiche del vajrayana hanno bisogno di una trasmissione orale e di istruzioni personali.

La differita della pratica quotidiana

Di seguito è disponibile la pratica quotidiana, in francese, in differita per coloro che l’hanno richiesta. Questo video è grezzo, senza lavoro tecnico particolare. Nel medio termine è prevista una registrazione di miglior qualità.

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